Quando l’amante toccava il suo corpo nudo, lei provava sempre un senso di vergogna; il reciproco avvicinarsi era sempre il superamento di un’estraneità, e l’attimo dell’unione era inebriante proprio perché si trattava di un attimo soltanto. Il pudore non si assopiva mai, anzi rendeva l’amore eccitante, ma al tempo stesso sorvegliava il corpo perché non si abbandonasse completamente.
Milan Kundera, La vita è altrove
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