
Perché anche nella più pugilistica delle metafore non è solo un ring, la vita, ma anche spalti, e anche fuori dallo stadio, e anche fuori dalla città nel centro della quale c'è quel ring, ed è di una tale complessità, la vita, che alcuni pretenziosi parallelismi non fanno altro che confondere le idee e svilire il senso più profondo delle cose, in questo caso celato non tanto in un pugno, quanto piuttosto nelle irrevocabili malinconie dei chi lo dà o di chi lo prende, o di quel piccolo arbitro, sempre molto basso e molto pelato, a cui nessuno chiede mai niente.
Mattia Torre, A questo poi ci pensiamo

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