C’era gente piena di soldi che avrebbe potuto godersi la vita, campare in pace, leggere, fare passeggiate, stare con i propri figli, spiare i giorni, evitare impegni. Invece niente. Correvano di qua, correvano di là, per l’Italia, l’Europa, il mondo. Pigliavano aerei un giorno sì e un giorno anche. Consumavano la vita in aria, negli uffici, negli affari, senza accorgersi che invecchiavano privandosi della cosa più bella, la tranquillità. Salvo poi ammalarsi di qualche tumore che, inesorabile, li poneva di fronte alla loro stoltezza. A quel punto cercavano di recuperare vita, tentando di fare quel che gli sarebbe piaciuto e non avevano mai fatto. Ma ormai era tardi. La malattia grave, quella che non dà scampo e disfa i corpi e li annienta, ha un solo merito: apre gli occhi agli stolti mettendoli davanti alla loro sciocca follia. La malattia mortale toglie i veli al nostro crederci nel giusto. Solo quando ci restano al massimo un paio d’anni di vita, ci vengono davanti le cose importa